Quattro pifferi e un paio di tamburelli continuavano un baccano infernale; dietro una siepe di stuoie che limitava da un lato l'arena improvvisata e confinava colla casa dell'anfitrione, stava la moglie di questi colle sue amiche, spiando, come le nostre ballerine dal sipario, e fendendo di quando in quando le più alte regioni dell'atmosfera con acuti gridi e trilli. Negli intermezzi della protagonista entravano uomini vestiti a donna o seminudi, e rappresentavano scene di cui non è permessa la descrizione, e solo si può dire che invece di risa, in chi ha appena germe di educazione e di senso morale, destavano ribrezzo e indignazione. E tutto il pubblico, fra cui vecchi, donne e ragazze, assisteva e si compiaceva di queste scene che attestano la più schifosa depravazione. Questa gazzarra dura circa una settimana, principiando sul far della sera e continuando fino a mattina. È la preparazione al sagrificio, alla vigilia del quale, una massa di popolo portando candele, lampioncini, emblemi qualunque, e seguiti dalla solita musica, andò girando la città accompagnata dal padre e da un cavallo bianco elegantemente bardato, sul quale un giovanetto teneva e mostrava il povero bambino di circa due anni, che sbalordito e piangente si disponeva ad essere per l'indomani un mussulmano di fatto. Così si andò di porta in porta da tutti i conoscenti, gridando ai loro nomi, ed obbligandoli quasi a presentarsi e gettar dolci o meglio monete.
CAPITOLO IV.
Arrivano le mule. - Partenza per l'interno.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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