Girano continuamente in un ristrettissimo spazio diventato un vero pantano, nel quale di quando in quando si sdraiano per rimettersi poi accovacciate a riposare. Di tempo in tempo dalle capanne vicine arrivano disposte in fila altre megere saltellando, e prima di entrare nel circolo delle contraddanze, tutte devono stendersi al suolo. A circa dugento metri era il cimitero dove si scavò la fossa: una cinquantina di uomini in doppia fila stavano davanti a questa; dalla capanna partì il cadavere avvolto in panni bianchi, portato su una barella e accompagnato da alcuni parenti e amici; il figlio era fra questi e gridava e piangeva invocando il genitore, mentre i più fedeli fra i suoi compagni lo andavano incoraggiando scuotendolo con rozze maniere e quasi maltrattandolo. Quelli che stavano presso la tomba andarono ad incontrare a mezza strada il convoglio e subentrarono a portare il morto che, giunto innanzi alla fossa, vi fu deposto e coperto con terra e grosse pietre, mentre a pochi passi si faceva il sagrificio di un bue e nel tempo stesso si recitavano preghiere. Tutti si riunirono poi in gran circolo presso il camposanto, e in onore del morto divorarono le carni della vittima, ancora fumanti di vita.
Tranne qualche breve sosta, l'acqua continuò tutta la giornata, per cui fummo obbligati di passarla tutta quanta inoperosi.
Mercoledì 12. Fino da buon mattino cominciamo a predicare che assolutamente in giornata vogliamo partire, e il naib vista la nostra risolutezza, si adopera molto per noi, e ci procura i buoi e somari necessarii.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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