Ci andiamo insensibilmente innalzando su un piano inclinato, alla fine del quale una forte discesa ci porta in altro altipiano. Sempre la stessa natura, poche piante e in gran parte acace, fieno altissimo: di quando in quando qualche tratto dove l'evidenza del ferro si oppone a qualunque vegetazione. Verso mezzogiorno troviamo la testa della carovana ferma in un punto detto Adicasmu, presso la prima palma che mi è dato incontrare in questo paese: esile, ma ricca al piede di numerosa famiglia, forma un gruppo elegante e pittorico che vedo con piacere come tipo di vecchia e simpatica conoscenza. La tappa fissata per oggi sarebbe più avanti, ma non vi troveremmo legna, per cui acconsentiamo a fermarci qui, colla promessa di acquistare domani il tempo perduto.
Verso le cinque arrivano tre cavalieri, che entrano nel nostro campo, scendono di sella e si presentano a Naretti. Sono latori per quest'ultimo di una lettera di re Giovanni che dovevano portargli fino a Massaua: tutti accorriamo, appena si sparse la notizia, a sentire delle nostre sorti, e la signora Naretti ci fa da interprete. La lettera presso a poco suona così:
Mando il buon giorno a te ed ai tuoi amici.
Io non sono il padrone di questo paese, che appartiene a Dio, e solo mi è concesso di governarlo: tutta la gente buona è quindi libera di entrarvi. Ho avuti molti altri bianchi, ma ho dovuto persuadermi che fanno molte promesse e mantengono poco, per finire poi ad immischiarsi negli affari religiosi, ciò che io non tollero, perchè stimo buona la religione del mio popolo e non voglio che la cambii.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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