Coglie allora il momento opportuno, si alza, getta con tutta forza le proprie lance, chè in questo è maestro, e approfittando del momento di confusione che questo nuvolo di lance produce nelle file ordinate del nemico, in due salti gli è addosso e colla sciabola lo assale a grandi fendenti. La maggior parte dei teschi che vedemmo avevano infatti la ferita trasversale all'altezza dell'orecchio. È una manovra difficile se si vuole, ma terribile e che può praticarsi da chi è dotato di gran sangue freddo, ha poco attaccamento alla vita, ed è spinto da una forza misteriosa che al pensiero della vita futura gli rende cara la morte se guadagnata col sangue di un nemico nella fede.
Sul campo di battaglia, presso alcuni pozzi di acqua verde, puzzolente e fangosa, a poca distanza dal villaggio di Gundet, piantammo le nostre tende verso le dodici e mezzo, a circa 1700 metri di elevazione.
I nostri servi credettero fare dello spirito, sfogare forse un po' ancora della loro ira, forse anche procurarci spettacolo grato, col mettersi a giuocare alla palla ed inseguirsi gettandosi dei teschi, come fossero pallottole di neve, ma invece dei nostri applausi s'ebbero una buona lezione di carità cristiana.
Mercoledì 26. In Gundet è impossibile trovare quadrupedi pel trasporto della nostra roba. Proponiamo quindi agli stessi che vennero fin qui di proseguire: alcuni acconsentono ad accompagnarci ma solo fino ad una giornata da Adua, altri si rifiutano recisamente. Come al solito nascono mille difficoltà chè pare che le casse siano divenute più pesanti, e si perdono delle ore in chiacchere e questioni inutili.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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Gundet Gundet Adua
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