Alcune volte si fabbricano da loro la polvere, ma cattiva e in poca quantità, e in mancanza di piombo usano delle palle che si fanno con pietre, munizioni che possono servire per i pochi fucili da museo che hanno, e coi quali non mi fiderei di sparare un colpo, ma cartucce non possono assolutamente procurarsene. Strano che questa gente, pazza per avere un'arma da fuoco, non ha confidenza a sparare i cannoni, e si risparmiò la vita ad una dozzina di prigionieri egiziani, per tenerli al servizio dell'artiglieria, frutto della vittoria.
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L'acquisto dei quadrupedi per la continuazione del nostro viaggio è cominciato, e la mattina si vanno facendo delle cavalcate nei dintorni, che sono sempre aridi: nelle vicinanze il terreno è rozzamente coltivato ed ora preparato per la seminagione.
L'aratro è una semplice punta di ferro legata a due aste che son tenute dal lavoratore per la direzione, e dal punto di legatura si parte un'altra asta che va ad essere attaccata al primitivo finimento di due buoi: non si fanno che dei solchi superficiali e non si cura nemmeno di levare le pietre che natura ha sparse al suolo. Qualche piccolo cespuglio, specie di oleandri dal fiore piccolo bianco, alcuni palmizzi, dei fichi selvatici, qualche ulivo. In un solo cortile di Adua vidi una musa ensete, alcune mele granate e una vite. A nord e a sud-est della città due grosse masse di ulivi selvatici coprono delle loro ombre due piccoli villaggi, avanti al primo dei quali sta un grosso sicomoro ai rami del quale si usa appendere i disgraziati che vi sono condannati, supplizio però che ora è quasi fuori d'uso, servendosi invece della fucilazione.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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Adua
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