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      Il fatto è che anche oggidì traspare che appartengono a razza distinta, formano un tipo speciale che per colorito e per lineamenti si stacca da qualunque altro delle tante famiglie che popolano l'Africa, e certo ricordano nei tratti, e qualche volta nel costumi, alcuni dei profili che si vedono incisi nei monumenti dell'antico Egitto.
      Aggiunge poi ancora la tradizione, che Menilek, desiderando portare in patria un importante ricordo del paese di suo padre, pensò appropriarsi dal Tabernacolo le tavole della legge. Favorito dai compagni e da circostanze speciali, il piano suo riuscì e fece ritorno in Etiopia con questo prezioso ricordo che seguì sempre la Corte laddove si accampava, finchè ad un'epoca di data incerta, ad esempio di Salomone, si convenne di costruire un tempio in Axum dove conservare il sacro deposito.
      Da quest'epoca i sovrani d'Etiopia avrebbero avuto a loro dimora diversi punti, a seconda che le circostanze lo richiedevano, e qualche volta la Capitale sarebbe stata anche Axum, che si trovava sul passaggio delle grandi carovane che dalle coste del Mar Rosso portavano a Meroe le mercanzie provenienti dall'estremo Oriente.
      Secondo i loro annali, colla conferma però anche della tradizione, fin da tempo immemorabile gli Abissinesi sarebbero stati retti a sistema feudale con un Atsé o imperatore per sovrano supremo, che doveva essere dei discendenti di Menilek, e il diritto di successione spettava, come vedemmo, al primogenito: pare però che si potesse transigere su questo, qualora o dall'imperatore regnante, sia lui vivente, sia per testamento, o per voto della nazione, era designato altro successore al trono.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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