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      Fino all'ultimo istante però diede prova del suo carattere fermo e pieno d'amor proprio, col darsi un colpo di pistola alla testa, piuttosto che cader prigioniero dell'esercito nemico. Sono tante e tali le nefandità da lui commesse, che per concepirle in un essere umano e per scusare lui, non si può pensare altro che alla pazzia che lo avesse colpito. Per tal modo la maggior parte dei suoi sudditi lo avevano completamente abbandonato, e come già dissi, all'epoca della guerra inglese il regno da lui riunito era già sfasciato.
      Morto Teodoro, l'Abissinia restava così divisa e dominata: il Tigré, di cui era principe Giovanni Kassa, che strinse amicizia cogli Inglesi, lasciando loro libero passaggio sui suoi dominii, e fornendo guide, interpreti, vettovaglie, quanto infine poteva necessitare, dietro promesse di regali e protezione per l'avvenire; l'Amara di cui era principe Gobusié: il Goggiam con a capo ras Desta: lo Scioa capitanato dal padre dell'attuale Menelik, era stato non soggiogato, ma domato fino a pagare un tributo a Teodoro, e, morto questo, lo pagava al re del Goggiam.
      Come è naturale, nessuno di questi regnanti era contento di quel che possedeva e mirava ad invadere i territori del vicino. La guerra non tardò infatti a dichiararsi fra Gobusié e ras Desta, e in due battaglie fu decisa la sorte delle armi in favore di Gobusié che distrusse e scompigliò le file del nemico in modo che questi, fuggiasco, si diede alla montagna per continuarvi una guerriglia. Gobusié diede allora la sovranità, od almeno il governo del Goggiam a suo cugino ras Adal.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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