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      Il nostro bravo Zaccaria, che fra i suoi è certo il più istrutto, non può credere a questo lavoro diabolico, ma non sa neppur immaginare che vi abbiano riuscito uomini come lui, e pretende che a quei tempi si sapesse sciogliere poi rimpastare il granito, e con questo sistema si costruissero gli obelischi a pezzo a pezzo. L'ingenuità è per lo meno ingegnosa. Proseguendo a nord è un recinto circolare destinato ad erigervi una chiesa, poi quasi a terminare la città da questo lato, un altro spazio circolare racchiuso da una cinta, sede reale. Si accede per un'apertura coperta da una tettoia di paglia a metà rovinata. L'interno è diviso in due parti da un piccolo muro. Al centro sorge un edificio(7) circolare di una dozzina di metri di diametro, sormontato da un tetto conico in paglia; è la sala del trono e delle udienze. Un giro di rozzi tronchi che fanno ufficio di colonne aiutano a sopportare il tetto ben fatto con canne e corde intrecciate, e talora avvolte con stoffe a colori. Come mobilia, nulla, tranne il trono che servì all'incoronazione, semplice sedia sormontata da un baldacchino con corona e qualche ornato, poggiando su una piattaforma alla quale si accede per cinque o sei gradini. Nelle pareti alcuni semplici fori per dar luce, da un lato la porta d'ingresso, e opposta a questa l'altra da cui esce S. M. quando vuole andarsi a riposare nel vicino palazzo. Sorge questo a pochi metri nello stesso recinto, in forma rettangolare con un piano superiore che tutto è costituito da una rozza camera.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Zaccaria