Martedì 29. Grandi noie colle mule che si rifiutano al carico e cogli abitanti che ci seccano e ci soffocano di domande e di consigli. Finalmente verso le nove si parte. Proseguiamo verso ovest e sud-ovest sempre fra alture e altipiani, dove le prime piogge hanno per lo meno tolto l'impronta di assoluta aridità. Dapprincipio euforbie e acacie, parecchi arbusti, qualche ficus e in alcuni punti dei peschi selvatici, il cui frutto è verde, piccolo, lanoso, quasi immangiabile. A sud vediamo nelle nebbie la catena del Semien che si eleva a guglie acuminate: le alture che ne circondano sono generalmente arrotondate ed alcune volte hanno l'originale profilo orizzontale interrotto da coni e pareti verticali delle formazioni basaltiche. Alle due circa troviamo il nostro accampamento formato a Maiscium, a 2250 metri di elevazione, in un piccolo altipiano e poco lontano dal villaggio dello stesso nome. Il giorno appresso ci incamminiamo alle sette in coda al bagaglio. Aumenta la vegetazione, qualche grosso ficus e folti gruppi di palmizii dove v'è dell'acqua. La natura sempre la stessa, la direzione sud-ovest. Mentre pensiamo fare una breve sosta per rifocillarci, scorgiamo le nostre tende piantate. Siamo vittime di un intrigo dei nostri servi che hanno già tutto scaricato per non continuare più oltre, e sì che quando le mule sono cariche, il proseguire per loro non è poi gran fatica: ma l'indolenza è molta e il bene dell'intelletto è poco. Siamo a 2100 metri, in un ampio vallone circondato da monti abbastanza verdeggianti ma poco popolati da villaggi; la posizione è detta Selahlaha.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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Semien Maiscium Selahlaha
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