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      Si direbbe uno sconvolgimento di materia liquida che d'un tratto si solidificò, un vero mare in burrasca, e non si può raccapezzarvi un seguito di valli nè di monti, se non la catena del Semien, parallelamente alla quale camminiamo, attraversando di quando in quando qualche torrente che da esso scende. Dopo cinque ore di faticosa marcia ci fermiamo a Adercai, presso il torrente Mailaliet, a 1600 metri. Lungo la via il suolo è spesso nero, di aspetto desolante, che per disporlo alla coltivazione fu incendiato tutto quanto di flora lo copriva, e solo sporgono dallo strato di ceneri i mozziconi carbonizzati delle piante che vi vivevano. Dove ancora si conserva, l'erba secca è alta e forte da sembrare canneto; frequenti grossi mucchi di terra, nidi e abitazioni di formiche.
      Per noi Italiani non si potrebbe trovare parola che meglio di Abissinia qualifichi il paese che rappresenta, il vero paese degli abissi. Non parliamo delle alte catene che sono di costituzione spaventosa e frequentissimi nascondono i punti inaccessibili, ma prescindendo da questo, l'Abissinia va considerata da un punto di vista tutt'affatto opposto agli altri paesi; cioè, mentre in qualunque altra regione, dal livello medio su cui si cammina, la natura offre alla nostra ammirazione delle catene di montagne, qui bisogna considerare come piano elevato l'altipiano stesso che costituisce il suolo del paese, ed ammirare i burroni e le vallate che si sprofondano sotto questo livello. Così abbiamo viaggiato per intere giornate nella media di 1500 metri di elevazione, siamo discesi a 950 per passare un fiume e risalimmo subito ancora a 1500, e lo stesso si ripete per tutti i torrenti.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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