Il grande movimento che incontriamo lungo la via ci mostra sempre più che andiamo avvicinandoci alla meta. Sono truppe di buoi, che pagati quale tributo, si spediscono ai mercati o alle province per ricompensa, vendita, dono od altro; sono soldati licenziati che se ne vanno ai villaggi loro assegnati per farvisi mantenere, o che fanno ritorno alle case loro; sono contribuenti che tornano coi somari, muli o cavalli vuoti dopo aver pagato le imposte, sono capi di villaggi che furono dal re per presentare omaggi o reclami, sono gente fortunata che torna libera da un giudizio reale. Sulle vette di un'altura scorgiamo una gran chiesa; è la grandiosa chiesa del Salvatore che aveva cominciato a costrurre re Teodoro; non siamo dunque tanto lontani dalla meta, e facciamo una fermata sotto un'acacia, dove il buon Naretti indossa la sua camicia rossa a fiori gialli, vi appende la croce del prezioso cavalierato e si avvolge nello scemma ricamato dell'ordine; la sua signora mette pure il suo manto e l'elegante bornus da gran dama. La carovana acquista importanza e ci avviciniamo al supremo momento.
Molti villaggi sparsi, molto terreno coltivato, in complesso bel paesaggio; in un punto vediamo contemporaneamente seminare e raccogliere frumento in due campi attigui. Giriamo un'altura, coronata da folta verdura, e sui pendii della quale siede un grosso aggruppamento di capanne, e ci si presenta uno spettacolo senza confini, di moto, di originalità, di estensione.
Avanti a noi, sparso in ogni direzione, il campo dell'esercito reale.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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Salvatore Teodoro Naretti
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