Maderakal mi tradusse il dialogo che ebbe luogo e che qui riporto, perchè mostra il tatto e la finezza di re Giovanni. "Cosa veniste a fare, o signori, in queste terre?" così fece loro domandare.
A spiegare il Vangelo,
risposero.
Il Vangelo è uno, Dio è uno, la fede è una; io ho chiese, io ho vescovi, io ho preti, e questi sanno benissimo insegnare da loro il Vangelo al mio popolo. E a chi dunque vorreste più propriamente insegnare il Vangelo?
Agli ebrei, ai musulmani...
E non avete ebrei nel vostro paese?... e venendo qui non vi siete accorti di attraversare un paese tutto di mussulmani?... come mai non pensaste di fermarvi fra loro a spiegare il Vangelo? Io accetto volontieri negozianti, viaggiatori, lavoranti in tappeti, in sete, in armi, operai che lavorano il legno, ma non gente che vuole immischiarsi nella religione del mio popolo...
Non so quale effetto avrà loro fatto questo dialogo, ma credo ne devono esser rimasti poco soddisfatti.
Il villaggio di Debra-Tabor è a poca distanza dal campo reale, che assunse questo nome come quello del più vicino paese, ma il nome propriamente del colle sul quale è piantato il reale accampamento è Gafat, e si eleva 2700 metri sul mare.
Il re Ali fu quegli che scelse questa posizione quasi a capitale del regno, come il punto più centrale delle tre provincie principali, dell'Amara, dello Scioa e del Goggiam.
Non vi fu mai fatto per altro nessun edificio che possa in certo modo materialmente stabilirla come capitale del regno, la quale credo che il giorno che la pace parrà dominare in Abissinia, se pure quel giorno verrà, tornerà a stabilirsi a Gondar.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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