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      Vediamo un giorno in un punto della pianura una massa di gente e di cavalli, un insolito movimento; è il re che sta facendo le corse, per cui scendiamo subito. L'ambiente è molto pittoresco; una massa di spettatori delineano come il contorno dell'arena; sulla sinistra, sotto alcune acacie, diversi gruppi di grandi artisticamente avvolti nei loro manti e circondati da servi e seguaci armati; rimpetto a questi il re, all'ombra di un ombrello rosso con frange d'oro sorretto da un servo, e seguito dal numeroso suo stato maggiore; un paesaggio vasto, incantevole, un sole splendido, un cielo del più puro azzurro.
      Le corse consistono in sfide parziali di cinque, sei, sette o più cavalieri che galoppano contro una schiera di altrettanti nemici, e giunti all'altezza opportuna, gettano con meravigliosa destrezza un bastone che tien luogo di lancia, e rivoltano precipitosamente il cavallo in ritirata; la parte avversaria cogli scudi si difende dalla grandinata di lance, che vede venire in sua direzione, e quindi insegue il nemico che a sua volta fuggendo è obbligato con destri movimenti del cavallo o collo scudo suo a difendersi dagli attacchi.
      È veramente ammirabile la destrezza colla quale girano il cavallo a corsa sfrenata, e intanto si difendono col rivolgersi a vedere da qual parte sopraggiunge il nemico, portando lo scudo da destra a sinistra, dall'avanti all'indietro, dal basso alla testa.
      Il re di quando in quando monta a cavallo e fa un giro gettando la sua lancia che molti si fanno premura di raccogliere, cui però nessuno osa rispondere.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284