L'elevazione è di 1900 metri sul mare. Andiamo dal capo del villaggio che ci fa aspettare una buona mezz'ora fuori la porta, poi ci riceve nel suo cortile, seduto con grande importanza su una pelle da gazzella.
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Accoglienza fredda; non vuol riconoscere l'autorità della nostra guida. Lo riduciamo però a miglior consiglio, e come noi pensavamo stabilire qui il quartier generale per fare delle escursioni sul lago, domandiamo d'avere un tucul, disposti a pagarne l'affitto. Pareva le cose si disponessero per bene, quando arrivano un paio di preti a mettere dei bastoni nelle ruote; ci fanno perdere del gran tempo in discussioni, poi ci invitano di seguirli alla chiesa dove si deciderà. Vi suonano le campane e arriva una ventina di sacerdoti che cominciano a questionare fra loro e colla nostra guida. Le cose vanno per le lunghe e la pazienza scappa anche ai santi, per cui in modo risoluto faccio capire che sono disposto a pagare, ma voglio e subito una casa, altrimenti farò le mie lagnanze al re. Per tutta risposta mi dicono d'andarcene al lago a cacciare l'ippopotamo, che nel frattempo loro decideranno. Siamo stanchi, rispondo, e vogliamo riposare e non cacciare per ora, e pretendo mi diate una casa. Ci fanno allora accompagnare ad una capanna che ci dicono destinata, ma alcune donne strillano e non vogliono permetterci d'entrare: c'era un morto. Indispettiti torniamo alla casa del capo, piantiamo la nostra tenda nel suo cortile e dichiariamo che non ci muoveremo se non ci sarà data una buona abitazione.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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