Ras Area è seduto nell'angolo di un piccolo ricinto e circondato da una ventina dei più fidi compagni; salutiamo e ci disponiamo davanti a loro; un forte battibecco comincia, si fa viva una querela fra loro, dai gesti si vede che vogliono accusarci di qualche cosa; il nostro servo che fa da interprete dice ci ritengono malfattori; pensiamo ci scambino pei condannati che dovevano arrivare con noi e cerchiamo spiegarci, ma ad un cenno del capo una massa di soldati invade, ognuno di noi è preso da due per le braccia che ci tengono rivolte all'indietro; io porto il destro al collo, perchè sempre malato, si insospettiscono nasconda qualche arma, vogliono mostri il mio male. La questione si va facendo più seria, più complicata; il nostro Agos, l'interprete, giovane timido, grida: vi legano, vi legano; poi è preso da timore, piange, non sa più spiegarsi; alcuni soldati entrano con delle catene. In questo frattempo, anzi fin dal principio, il capo e parecchi dei suoi si armarono di carabine, vi misero le cartuccie e pronti tenevano queste armi rivolte a noi. Noi davvero non si sa che pensare; le nostre parole non sono intese, la nostra innocenza non vuol essere ammessa; ci guardiamo l'un l'altro, è inutile fare il forte, tutti son pallidi e come gli altri devo essere anch'io. Ferrari è condotto nel mezzo del recinto, inginocchiato col dorso rivolto alle carabine; in quel momento, confesso, lo vidi finito e immaginai tutti noi stesi con lui. La morte mi parve bella in quel momento e il pensiero correva triste all'idea di non essere finito d'un colpo, delle sofferenze delle ferite, d'esser forse destinati coi nostri patimenti a trastullo di quella canaglia.
| |
Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
|
|
Area Agos
|