Gli edificii sono parecchi, in parte isolati e in parte collegati fra loro; tutti rettangolari, cogli angoli spesso terminati a torri quadrate o circolari. Il tempo e lo spirito devastatore hanno molto distrutto, ma in alcuni, e in quello detto il palazzo dell'Imperatore che è anche il più vasto, si conservano ancora perfettamente le scale, alcune porte, soffitte, e vi si vedono le aperture dei trabochelli che nei pavimenti o negli spessori delle mura portano dai piani superiori ai sotterranei. Tutto porta traccie dell'incendio che fu uno degli ultimi sfoghi delle pazzie e degli spiriti perversi di re Teodoro. Le principali mutilazioni di questi monumenti storici sono però dovute alla madre di ras Ali, la rinomata Iteghè Menéne, che, furiosa dell'impopolarità della sua famiglia, volle distruggere parte di questi edificii, dicendo: dacchè non dobbiamo lasciare monumenti del nostro potere, è inutile che lasciamo sopravvivere quelli degli altri.
La nessuna proprietà, in generale, dei terreni, la facilità del costruirsi le abitazioni, la mancanza di suppellettili da trasportare, forse il poco attaccamento alla casa paterna che è nel carattere delle popolazioni, le continue guerre che trascinano vagabonda pel paese gran parte delle sue genti, e cento altre cause forse, rendono difficile lo stabilire una cifra di censimento per gli abitanti di una città. Così per Gondar vediamo Bruce stimarne la popolazione fino a 30,000 anime, D'Abbadie a circa 12,000, e Ruppel che vi fu a non grande distanza da quest'ultimo a 6,000. A me dissero 8,000; lo ripeto senza farmene per nulla responsabile, tanto più che un altro Abissinese è capacissimo di dirvi la metà o il doppio.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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Imperatore Teodoro Ali Iteghè Menéne Gondar Bruce D'Abbadie Ruppel Abissinese
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