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      Quasi ogni soldato porta seco la propria famiglia, tutti poi indistintamente sono seguiti da donne che macinano il grano e preparano il pane. Il capo alla mattina leva le tende, e questo è segno di partenza: tutti allora vi si apparecchiano e la gran sfilata comincia. Lo stato maggiore in testa, poi una coda interminabile di ragazzi che portano le armi, di vecchi carichi delle tende o di qualche utensile, di donne che hanno sulle spalle bambini da latte, otri, pelli colle provviste di farina, e persino le pietre per macinare.
      Di questo modo non si possono fare che due o tre ore di marcia al giorno, che ancora gran parte non arriva che la sera e alle volte la mattina dopo. Appena giunti comincia il momento di grande attività, chè ognuno pensa a piantarsi la propria tenda od a costrursi una piccola capanna, e la donna a preparare il necessario per mangiare: una vera processione si stabilisce presso i pozzi, in qualche punto si ammazza qualche bue; una tenda maggiore delle altre, attorno alla quale si vede un grande affacendarsi, è la sede scelta per un ufficiale.
      La sera in cento diversi punti si accendono dei fuochi e questo dà all'accampamento un aspetto doppiamente grandioso.
      Nella notte siamo svegliati da suoni di tromba, canti, gridi, pianti: è un grande che se n'è ito al creatore, e così se ne dà l'annuncio e si mostra il dispiacere della sua partenza per l'eterno viaggio. La mattina dopo tutti si recavano in processione alla sua tenda per dargli l'ultimo addio.
      Nella giornata siamo anche noi continuamene visitati da una massa di importuni, che non ci disturbano meno di un acquazzone tanto forte e insistente, che l'essere sotto la tenda era divenuto perfettamente come l'essere a cielo aperto.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284