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      Finalmente fra le due e le tre di notte battiamo alla porta di un greco che in Omkullo tiene una piccola bottega d'acquavite. Ci rifocilliamo, riposiamo qualche ora, poi ripartiamo per Massaua, dove ritroviamo tutti i nostri buoni amici e la cattiva notizia che il vapore è partito il giorno prima.
      Eccoci dunque per due settimane condannati ancora a questo soggiorno.
      Non dico della festa che abbiamo dal bravo Habib Sciavi e dagli altri amici che avevamo lasciati in questo paese: è una gara per vederci, felicitarci del nostro viaggio, che davvero conteremo per sempre fra le migliori nostre soddisfazioni.
      Come vita Massaua ci pare un paradiso dopo l'Abissinia, pure subito si rimpiange la vita delle emozioni, la vita variata della carovana.
      Il caldo è insopportabile, chè nelle posizioni e nelle ore più ventilate si hanno da 38° a 40°, e in qualche ora del giorno il termometro sale fino ai 46°.
      Non un momento di tregua nè giorno nè notte, è un continuo soffocare e traspirare, ciò che è molto noioso ma igienico per noi che abbiamo assorbita tanta umidità. Nella giornata, il costume più che semplice adottato anche per le strade, e la notte il portarsi a dormire sulle terrazze sono, i soli rimedii contro questo molesto perseguitatore. Il sole dardeggia i suoi raggi verticali, infuoca il suolo, e pochi passi a capo scoperto bastano per caderne fulminati.
      Il primo agosto arriva il vapore egiziano che continua la sua corsa fino ad Hodeida per fermarvisi due o tre giorni, poi riprendere la via del ritorno, impiegando almeno dodici giorni per arrivare a Suez.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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