Qui obiit die... mense... anno... non sibi sed suis Urbique et Regno, aetatis annum agens...
Nello svolazzo dell'aquila che tiene nel rostro la medaglia così si legge: Sic meritum Patria suum hic colit civem.
E per questa iscrizione sepolcrale dee farsi avvertenza l'incisore marmoraro di mettere il punto tra ogni parola e non nel fine della linea, e tutte le V debbono essere consonanti come V, e non vocali come U secondo il fare delle iscrizioni antiche.
Questa iscrizione di aeternae spei s'è presa dalla formola usitata per li cristiani dal celebre Mazzocchi e sta col monumentum positum riguardo la persona corporale del difonto. Al manibus, indi, che ne significa l'anima, si dà l'aggiunta del pientissimis e concorda col justa persolvente in lacrimis del figlio Benedetto all'anima pia del padre, formula pure lapidaria usitata dagli antichi nel far l'esequie funerali ai difonti, cosa diversa dal monumentum. Per non replicar io finalmente l'idea della di lui pietà, che ne fu ragguardevolissimo, espressa nella voce manibus pientissimis, s'è detto viri quidem claritate generis ingenio religione magis librisque editis spectatissimi, facendo così concordar tutta la dizione col primo genitivo sino alla fine, per conservar l'unità del periodo e dell'iscrizione.
Con sì fatta erudizione s'era disposta per prima l'iscrizione, ma poi, per l'amore della brevità, si tralasciò affatto. Il novello detto di parentante riaccommodato di sopra in vece del funerante, che da principio avea io pensato, stato usato da Plinio, è detto di Cicerone per l'esequie de' di lui parenti.
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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144 |
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Urbique Regno Sic Patria Mazzocchi Benedetto Plinio Cicerone
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