Gli musicali concerti delle corali melodie festive, che frequenti insuonavansi pe' divini salutari uffizij, sacrificij e bandi, sentonsi ora cantanti bassi e sonanti sordi, che ci muovon gli affetti al pianto. Tutto, in sostanza, è orror di morte, tutto in sostanza luogo di pianto, sebbene il tutto in mezzo dell'ordine e in mezzo del fasto qui si raggiri.
Pella grandezza indi del nostro difonto, in riguardo al titolo della virtù, dee dirsi come la maggior pompa e la più brillante marca, che fa più sollenne, quantunque lugubre, questo spettacolo, si è il vedere cogli occhi della mente e della fama su i popolari suffragij cinto il gran uomo e raggiante appieno dell'aurea fascia del bel sole di sì fatta dea, per cui grande in tutto appo noi mostrossi e per cui, esente del letal squallore, ancor vivente tra noi si aggira, non vinto mai, ma vincitor di morte. Gli uomini surti di magnatizia, anzi di regia superba sfera, che di grandi di terra il nome tengono e di gran signori, morir sogliono tutti e poi tutti immediatamente dopo l'esequie e la memoria loro se 'n va a perire dietro al suono e tuono de' sacri bronzi. Ma, poi, coloro che alla grandezza de' natali l'eccellenza della virtù accompagnano, dello stellato manto di essa lei cuoprendosi, oh! sì che si possono dare il gran vanto di salutarsi veri grandi uomini, e con ciò sopravvivere al mondo e nel teatro della fama ancor trapassati, grandi quai furono, pella perenne ricordanza de' secoli.
Virtus sola perennis effugit extremi tristitia fata rogi.
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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144 |
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