27, cap. 1, t. 3°, f. 127.
Il testamento che si voglia conder più valido è quello che formasi di propria composizione e dicitura, scritto di proprio pugno e firmatene di proprio carattere di foglio in foglio le carte, e perciò si deve fare testamento in stato di sanità di corpo e serenità di mente e pria d'imprendere qualche faccenda che sia pericolosa d'incorrer morte. Li Romani rigorosamente osservavano tal punto, facendo ognuno il suo testamento pria di viaggiar per mare o pria di andare alla guerra.
Persuaso io, quindi, Villabianca, di tal raggione, avendone eseguito fedelmente il consiglio nel far testamento, che si ha in questo Opuscolo, e che l'ho fatto restando in possesso, la Dio mercè, de' sentimenti di corpo e della mente, tutto uscito della mia penna, cautelato della mia firma e reso consono a' miei cordiali voleri, sembrami di aver colto nel segno di tal negozio ed operato da saggio, lungi affatto dal pentirmene, dipartendomi dal comunale degl'uomini che per mancanza di letteratura e di talento hanno bisogno di supplire al tutto la mano di un scriba estero. Mi hanno addottrinato in tal fare, peraltro, parecchi grandi uomini e letterati di primo rango, ed io me ne vanto di seguir l'esempio, quali non spiacermi di qui avvisare, sebben de' precipui e più illustri tra tutti quanti, pel disimpegno del mio impreso voto.
Ne' miei volumi di scrittura di casa, titulo Butera, n. 2, f. 285, tengo il testamento che si fece e compose egli stesso tre anni pria di morire, cioè a 21 gennajo 1690, il fu Carlo Maria Caraffa Branciforti Santapau, principe di Butera e della Roccella ecc., magnate in tutto, che seppe farsi del nome glorioso al mondo, aggiungendo alla grandezza de' suoi natali la scientifica preziosa delle belle lettere.
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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144 |
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