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      Item supplico il glorioso patriarca S. Giuseppe, protettore etiam degli agonizanti, a S. Francesco d'Assisi, di cui porto il nome, S. Benedetto, S. Rosalia e a tutti i Santi in una voce della corte celestiale, che vogliano medianti i lor meriti ad impetrarmi dal misericordioso Dio la remissione delle colpe e pene meritate dai miei peccati, di come gli ho pregato finora.
      Supplico parimente il mio Angelo santo custode ad ajutarmi nel poco resta di mia vita come nel punto di morte, acciò io viva e muoja da vero cristiano fedele, e difendermi d'ogni tentazione, e massime diaboliche.
      Priego così similmente S. Michele arcangelo, principe della celeste milizia, a rendermi vittorioso nel combattimento che il mondo, demonio e carne mi faranno in quel punto estremo, acciocchè l'anima possa sfugir per grazia l'eternità delle pene infernali che meritano li miei peccati, e poi quando Dio vorrà sii ammesso per grazia nell'eterna gloria, il che Dio voglia concedermi per sua bontà e misericordia.
      Posto che, passo a dichiarare come qual'ora il più crudele nemico dell'uomo, qual'è il demonio, tentasse opporsi a quelle mie suppliche e risolti voti d'essere stato io sempre fin da che nacqui in questa valle di pianti ed intender vissuto avere e sperar di morire, finchè avrò spirito, da cristiano e cultore della fede cattolica di Gesù Cristo nostro Signore, credendo fermamente tutto quel tanto va compreso nel Credo, ed ordina, vuole e comanda la Santa Chiesa cattolica ed apostolica romana, essendo io prontissimo per questa fede spargere tutto il mio sangue sino all'ultima goccia, o se, che Dio no 'l permetta, per le insidie e diaboliche illusioni o per delirij di spirito dicessi e facessi cosa in contrario, traviando dal tuto sentier prevaricato dalle insidie dell'infernal serpente, cioè con scapparmi per disgrazia dalla bocca qualche scandalosa parola secondante le nere dottrine ereticali de' libertini illuminati de' nostri tempi per far corte ai francesi nemici di Santa Chiesa or dichiarati con farne anche i lettori publici, mi protesto e dichiaro di non aderirvi pel minimo capo e disdirmi in tutto e per tutto, giacchè di tal fare ne sarà la molla sicuramente della scemazion della mente che mi reca il male e de' moti soltanto naturali della parte animale immessa in vanegiamenti e deliri lungi dal bello della ragione e del consiglio e scevro affatto, ch'è il più che importa, di atto di consenso nella volontà, che è stata salda e sempre fedele ne' sensi di ratificare quanto ho votato ed osservarne la continuazione costantemente, coll'ajuto di Dio, sino all'ultimo anelito della mia bocca, dicendo l'ultimo addio a tutte le cose, santa perseveranza dunque imploro dal Signor de' Cieli e dico amen.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
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