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      Fu pensata primieramente dall'uomo l'istituzione de' fedecommessi per pabolo invero di sua superbia e darsi pompa di vanità, lusingandosi di sussistere già trapassato da questa terra e fare il padrone dopo il suo fato nella persona nonchè del figlio o siasi di altro consanguineo lasciato erede e fattolo capo di sua discendenza quanto nella vita sostanzialmente de' beni che ei dimetteva. Se sia ben fatto sì o no questo consulto, salutare o dannevole, operoso di bene o di male, lo vedremo fra brieve coi seguenti detti politici e saggi riflessi.
      Li fedecommessi fanno del male, stante essere egline le vere cause e le molle più agenti moventi liti, delle quali vien turbata la pace della Republica, e fan del bene perchè pe' medesimi, che conservadori sono de' beni, si riconosce il bello delle famiglie civiche qualunqui siansi che per l'onestà che professano e nobiltà di pensare messa in opera a pro de' prossimi stimate vengono le decorazioni del popolo e di un Paese.
      Ciò però dee sentirsi precipue pel favore del nostro assonto della sorte de' fedecommessi delle primogeniture imperanti nelle famiglie, mentre il capo di casa ed eredi fattisi primogeniali agevol prestansi la maniera di accrescere di tempo in tempo lor patrimonio e farsi merito colle ricchezze giunte in lor possa, prendendole dal primogenio asse di adottarsi maritaggi assai denarosi e sommamente poi quei magnatizi che arrivano a fare con dame eredere dell'istesso lor rango e di maggioranza inclite e superbe.
      È verità che tai fedecommessi di primogeniti si senton con doglia dai cadetti di casa, che sono i secondi della classe de' figli del testatore, e sopratutto poi dalle femine, che affatto affatto escluse ne vengono, ma questi poi, facendosi i rami di un poderoso tronco, qual'è il maggior lor fratello, che essendo tumido di succhio spirituale ne può diffondere in abbondanza a' rami che sono di colui germani, onde questi divenendo in tal modo più alimentati e meno robusti, si fan degno germoglio del loro stipite fratello e principe.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
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