E così per tutt'altro seguendo egli la degna traccia de' gloriosi suoi avoli in tutti i capi di ben vivere, a tenore delle divine leggi, e anche di quelle dell'onesto mondo, giustamente s'è meritato il cordiale mio amor paterno e la mia somma più sincera stima.
L'ho benedetto quindi incessantemente sempre e mai sempre da capo a' piedi in Dio, e benedirlo anzi di più colla stessa santa benedizione che il patriarca Isacco si compiacque dare al gran patriarca Giacobbe, suo figliolo, siccome la stessa uguale benedizione sento impartirli che io felicemente ebbi a sortire dalla benedetta mano del sant'uomo del mio genitore un'ora pria di spirare, moribondo giacente a letto.
Dice il sacro testo Genesis, cap. 27, vv. 27 e 28: Accessit Jacob et Jsaac osculatus est, col dire: Accede ad me et da mihi osculum, fili mi. Statimque inde ut sensit vestimentarum illius fragrantiam, benedicens ille, ait: Ecce odor filii mei, sicut odor agri pleni cui benedixit Dominus. Det tibi Deus de rore et de pinguedine terrae abundantiam frumenti et vini. Esto Dominus fratruum tuorum, ch'è la primogenitura instituitavi dal santo patriarca, e quel che siegue.
Posto ciò tanto, imaginandomi da aver qui presente detto mio erede e colla stessa positura tenutavi qual'altro Isacco, a lui rivolgomi e gli fo sentire li qui appresso detti di amor di padre.
Seguitate, dunque, gli dico, mio caro figlio e prezioso pegno, a star più che forte su i saggi sentimenti che avete portato finora al mondo pe 'l vostro vantagio e l'onor del cognome, mentre così facendo vi serberete non solo il pingue retagio che a voi commendo per la durata in casa, anzicchè spero che me lo impinguerete con novelli acquisti, al pari che fe' Giacobbe ed il principe con esso guelfo in prosapia estenze portato dal Tasso nella sua Gerusalemme liberata, canto I, stanza 42:
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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144 |
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