Quali somme in denaro e in rendite, una colli consuetudinari, dotario e tutt'altro spettante de jure alla detta signora, voglio che se le pagassero secuta la mia morte con quella puntualità da me in vita tenuta e gelosamente osservata, giusta il costume degli uomini d'onore.
Ma siccome nella mia eredità non si ritrova denaro a causa della grossa famiglia di figli e servi che ho sostenuto, perciò vengo io a pregare detta mia buona moglie voglia contentarsi per sua vera bontà ed amor materno che per le somme tutte testè arringate e pel dotario e consuetudinari se ne formi dal mio erede universale, di lei figlio, tanta suggiugazione per quanto viene ascendere l'importo intero delle medesime.
Lego inoltre alla stessa dama mia consorte onze trenta annuali, da pagarsele in ogni anno dal mio erede universale e sostituti in detta mia eredità, ed abitazione d'un quarto della mia casa ammobigliato, a sua elezione, durante la di lei vita naturale e viduità, ed inoltre ho legato e lego alla medesima una carrozza con due mule o cavalli a sua elezione, da prendersele dalla mia scuderia.
Con tai legati quindi fatti finora all'accennata mia cara moglie, sento e dichiaro di essere stato non altro il voto che un atto di giustizia e mostra in tutto di reciproca dilezione e di gratitudine dovuta ai sommi doveri che a lei professo, calcolandone la proporzione al merito e alla pingue nobile dote noverata di sopra, che ancor figlioletta di anni tre sopra tre lustri stimò recarmi.
S'è mostrata costantemente tal dama nella lunga carriera degli anni 54 che tuttora contiamo di consorzio all'ultima minuta diligenza nelle cure di casa, giunta a rendersene l'amante madre delizia della famiglia e la corona infine del capo mio, giusta il sacro proverbio, cap.
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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
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