Il consolo fece con Fiorino dicreto che niuno dovesse vendere né comperare pane, o vino, o altre cose che ad uso di battaglia fossono, se nonne nel campo ov'era posto Fiorino. Dopo questo, Quinto Metello consolo mandò incontanente a Roma che mandassero gente d'arme all'asedio della città di Fiesole: per la quale cosa i sanatori feciono ordine che Iulio Cesare, e Cecerone, e Macrino con più legioni di genti armati dovessero venire all'asedio e distruzzione di Fiesole; i quali venuti, assediaro la detta città. Cesere puose suo campo nel colle che soprastava la cittade; Macrino ne l'altro colle, overo monte; e Cecerone dall'altra parte; e così stettono per VI anni all'asedio della detta città, avendola per lungo asedio e per fame quasi distrutta. E simigliante que' dell'oste, per lungo dimoro e per più difetti scemati ed afieboliti, si partiro dall'asedio, e si ritornaro a Roma, salvo che Fiorino vi rimase all'asedio con sua gente nel piano ov'era prima acampato, e chiusesi di fossi e di steccati a modo di battifolle, overo bastita, e tenea molto afflitti i Fiesolani; e così gli guerreggiò lungo tempo. Poi assicurandosi troppo, e avendogli per niente, e li Fiesolani ripresa alcuna lena, e ricordandosi del male che Fiorino avea loro fatto e faceva, subitamente, e come disperati, si misero di notte con iscale e con ingegni ad assalire il campo, overo battifolle, di Fiorino, e elli e la sua gente con poca guardia, e dormendo, non prendendo guardia de' Fiesolani, furono sorpresi; e Fiorino e la moglie e' figliuoli morti, e tutta sua oste in quello luogo furono quasi morti, che pochi ne scamparono; e il detto castello e battifolle disfatto, e arso, e tutto abattuto per gli Fiesolani.
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