I quali ambasciadori da Carlo imperadore, e dal papa, e da' Romani onorevolemente furono ricevuti, e la loro petizione accettata benignamente e volentieri; e incontanente lo 'mperadore Carlo Magno vi mandòe le sue forze di gente d'arme a cavallo e a piede in grande quantità; e' Romani feciono dicreto e ordine che come i loro anticessori aveano fatta e popolata prima la città di Firenze, così v'andassero a redificare e abitare delle migliori schiatte di Roma, e di nobili e di popolo, e così fue fatto. Con quell'oste dello 'mperadore Carlo Magno e de' Romani vi vennono quanti maestri avea in Roma, per più tosto murarla e afforzarla; e dietro a·lloro gli seguì molta gente; e tutti i contadini di Firenze, e de' fuggiti cittadini di quella d'ogni parte, sentendo la novella, si raunaro coll'oste de' Romani e dello imperadore per redificare la città; e giunti ov'è oggi la nostra città, in su l'anticaglia e calcinacci disfatti s'acamparono con trabacche e padiglioni. I Fiesolani e' loro seguaci veggendo l'oste dello 'mperadore e de' Romani sì grande e possente, non s'ardiro a combattere co·lloro, ma tegnendosi a la fortezza della loro città di Fiesole e a·lloro castella d'intorno, davano quanto sturbo poteano alla detta redificazione. Ma il loro podere fu niente apo la forza de' Romani, e dell'oste dello imperadore, e de' raunati discendenti de' Fiorentini; e così cominciaro a rifare la città di Firenze, non però della grandezza ch'era stata in prima, ma di minore sito, come apresso farà menzione, acciò che più tosto fosse murata e afforzata, e fosse riparo come battifolle della città di Fiesole; e ciò fu negli anni di Cristo VIIIcI a l'entrata del mese d'aprile.
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