Per la qual cosa il detto popolo, il quale come a guisa di bestie viveano, e erano multiplicati in innumerabile numero, sì si cominciarono a sicurare, e certi di loro a passare i detti monti; e trovando come sopra le montagne non avea gente, se none il vano inganno delle trombe turate, scesono al piano e al paese d'India ch'era fruttifero, e ubertoso, e dolce; e tornando e rapportando al loro popolo e genti le dette novelle, allora si congregaro insieme, e feciono per divina visione loro imperadore e signore uno fabbro di povero stato, il quale avea nome Cangius, il quale in su un povero feltro fu levato imperadore; e come fu fatto signore, fu chiamato il sopranome Cane, cioè in loro lingua imperadore. Questi fu molto valoroso e savio, e per suo senno e valentia uscì con tutto quello popolo de le dette montagne, e ordinogli a decine e a centinaia e a migliaia, con capitani acconci a combattere; e per essere più obbedito, prima a' maggiori di sua gente fece per suo comandamento uccidere a ciascuno il suo figliuolo primogenito di loro mano; e quando si vide così obbedito, e dato suo ordine a la sua gente, entrò in India, e vinse il Presto Giovanni, e sottomisesi tutto il paese. E ebbe più figliuoli, che appresso lui feciono di grandi conquisti, e quasi di tutta la parte d'Asia i populi e li re si misono sotto loro signoria, e parte d'Europia inverso Cumania, e Alania, e Bracchia infino al Danubio. E' discendenti de' figliuoli del detto Cangius Cane sono oggi signori intra' Tartari.
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