E ciò fatto, lo 'mperadore n'andòe in Acri, e volle disfare il tempio d'Acri a' Tempieri, e fece torre loro castella, e mandòe suoi ambasciadori a papa Gregorio, che gli piacesse di ricomunicarlo, imperciò ch'avea fatta sua penitenza e saramento; dal quale papa non fu intesa sua petizione e richesta, imperciò che al papa e alla Chiesa era palese per lettere e per messaggi venuti di Soria dal legato del papa, e dal patriarca di Ierusalem, e dal mastro del Tempio, e da quello dello Spedale, e da più altri signori di là, che·llo imperadore non facie in Soria nullo beneficio comune de' Cristiani, né co' signori ch'erano di là non consigliava al racquisto della Terrasanta, ma istava in trattati col soldano e co' Saracini. E al detto trattato e accordo diede compimento abboccandosi a parlamento col soldano, nel quale il soldano gli fece molta reverenza, dicendogli: "Tu se' Cesare de' Romani, maggiore signore di me". L'accordo fu tra·lloro in questo modo, che 'l soldano gli rendé a queto la città di Ierusalem, salvo il tempio Domini che volle rimanesse a la guardia de' Saracini, acciò che vi si gridasse la salà, e chiamasse Maometto; e lo 'mperadore l'asentì per dispetto e mala volontà ch'avea co' Tempieri, e lasciogli il soldano tutto il reame di Ierusalem, salvo il castello chiamato il Craito di Monreale, e più altre castella fortissime alle frontiere, e erano la chiave e l'entrata del reame. A la qual pace non fu consenziente il legato del papa cardinale, né 'l patriarca di Ierusalem, né Tempieri, né gli Spedalieri, né gli altri signori di Soria, né capitani de' pellegrini, imperciò che a·lloro parve falsa pace, e a danno e vergogna de' Cristiani, e a sconcio del racquisto della Terrasanta.
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