I Pisani avendo intese le vittorie de' Fiorentini, e la presa della forte città di Volterra, isbigottiti molto, mandarono loro ambasciadori a l'oste de' Fiorentini colle chiavi in mano in segno d'umiltà, per trattare di pace, e fare il piacere de' Fiorentini; la qual pace fue accettata in questo modo: che' Fiorentini a perpetuo fossono franchi in Pisa, sanza pagare niente di gabella né di niuno diritto di nulla mercatantia che entrasse o uscisse in Pisa per mare o per terra, e che i Pisani terrebbono il peso di Firenze, e la misura de' panni, e una lega di moneta, e di non essere contradi né fare guerra a' Fiorentini, né dare aiuto privato o palese a' loro nemici; e per patto domandaro la terra di Piombino o 'l castello di Ripafratta. E sentendo ciò i Pisani furono molto crucciosi, spezialmente perché i Fiorentini non prendessero Piombino per cagione del porto, e disdire non poteano la richesta de' Fiorentini. Uno Pisano ch'avea nome Vernagallo disse: "Se noi vogliamo ingannare i Fiorentini, mostrianne più teneri di Ripafratta che di Piombino, e eglino per prendere più tosto quello che più ci spiaccia, e per infestamento de' Lucchesi, prenderanno Ripafratta"; e così avenne, e Ripafratta presono, e poco appresso i Fiorentini la donaro a' Lucchesi. E ciò fu poco senno per gli Fiorentini, ch'avendo Piombino, e porto in mare, e la signoria di Volterra, troppo n'acrescea la città di Firenze. E per ciò tenere fermo, diedono i Pisani a' Fiorentini cinquanta stadichi de' migliori uomini di Pisa, i quali ne vennero in Firenze; ma poco tempo i detti Pisani attennero la detta pace.
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