LXVII
Come i Fiorentini presono e disfeciono il castello di Gressa.
Per la detta cagione i Fiorentini, il febbraio vegnente del detto anno, andarono ad oste a uno castello del vescovo d'Arezzo, ch'avea nome Gressa, molto forte con due cinte di mura, in Casentino, e quello per forza e per assedio ebbono, e poi il feciono disfare. Era podestà di Firenze messer Danese Crevelli di Milano.
LXVIII
Come il popolo di Firenze prese i castelli di Vernia e di Mangone.
E poi tornata la detta oste, incontanente andaro ad oste sopra il castello di Vernia de' conti Alberti, e quello per assedio ebbono e disfeciono; e presono il castello di Mangona, e le genti e' fedeli feciono giurare a la fedeltà e ubidenza del popolo e Comune di Firenze, dando ogn'anno per san Giovanni certo censo al Comune. La cagione di ciòe fue che essendo il conte Allessandro, che di ragione n'era signore, piccolo garzone, il conte Nepoleone suo consorto e Ghibellino, imperciò ch'egli era a la sua guardia del popolo di Firenze, sì gli tolsono le dette castella, e guerreggiavano i Fiorentini; e per lo popolo di Firenze per lo modo detto furono racquistate; per la qual cosa rinvestironne poi il conte Allessandro, quando i Guelfi tornarono in Firenze: non vogliendo esser figliuolo d'ingratitudine, sì donò e fece testamento intervivos, che se' due suoi figliuoli Nerone e Alberto morissono sanza rede maschi e legittimi, lasciava i detti Vernia e Mangone a la massa della parte guelfa di Firenze; e ciò fu gli anni di Cristo MCCLXXIII.
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