Lo re Carlo sentendo l'andata di Manfredi a Benivento, incontanente si partì da San Germano, per seguirlo con sua oste, e non tenne il cammino diritto di Capova, e per Terra di Lavoro, imperciò che al ponte di Capova non avrebbe potuto passare, per la fortezza ch'è in su il fiume delle torri del ponte, e il fiume è grosso; ma si mise a passare il fiume del Voltorno presso a Tuliverno, ove si può guadare, e tenne per la contrada d'Alifi, e per aspri cammini delle montagne di beneventana, e sanza soggiorno, e con grande disagio di muneta e di vittuaglia, giunse all'ora di mezzogiorno a piè di Benevento, alla valle d'incontro alla città, per ispazio di lungi di due miglia alla riva del fiume di Calore, che corre a piè di Benevento. Lo re Manfredi veggendo apparire l'oste del re Carlo, avuto suo consiglio, prese partito del combattere, e d'uscire fuori a campo con sua cavalleria, per assalire la gente del re Carlo anzi che si riposassono; ma in ciò prese mal partito, che se fosse atteso uno o due giorni, lo re Carlo e sua oste erano morti e presi sanza colpo di spada, per difalta di vivanda per loro e per gli loro cavagli; ché 'l giorno dinanzi che giugnessono a piè di Benevento, per nicessità di vittuaglia, molti di sua oste convenne vivesse di cavoli, e' loro cavagli di torsi, sanza altro pane, o biada per gli cavagli, e la moneta per dispendere era loro fallita. Ancora era la gente e forza del re Manfredi molto sparta, che messer Currado d'Antioccia era in Abruzzi con gente, il conte Federigo era in Calavra, il conte di Ventimiglia era in Cicilia: che se avesse alquanto atteso crescevano le sue forze; ma a cui Iddio vuole male gli toglie il senno.
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