Il conte domandava le chiavi delle porti della città per partirsi della terra, e per tema non gli fosse gittato delle case; e per sua sicurtà si mise il conte dall'uno lato Uberto de' Pulci, e dall'altro Cerchio de' Cerchi, e di dietro Guidingo Savorigi, ch'erano de' detti XXXVI e de' maggiori della terra. I detti due frati gridando del palagio, e chiamando con grandi grida i detti Uberto e Cerchio ch'andassono a·lloro, acciò che pregassono il conte che·ssi tornasse all'albergo e non si dovesse partire, ch'eglino aqueterebbono il popolo, e farebbono che' soldati sarebbono pagati: il conte entrato in gelosia e in paura del popolo più che non gli bisognava, non si volle attendere, ma volle pur le chiavi delle porti, e ciò mostrò che fosse più opera di Dio che altra cagione; che quella cavalleria sì grande e possente non combattuti, non cacciati, né acommiatati, né forza di nimici non era contro a·lloro; che perché il popolo fosse armato e raunato insieme, erano più per paura che per offendere al conte e a sua cavalleria, e tosto sarebbono aquetati, e tornati a·lloro case, e disarmati. Ma quando è
presto il giudicio di Dio è aparecchiata la cagione. Il conte avute le chiavi, essendo grande silenzio, fece gridare se v'erano tutti i Tedeschi: fu risposto di sì; appresso disse de' Pisani, e simile di tutte le terre della taglia, e risposto di tutti di sì, disse al suo banderaio che si movesse colle 'nsegne; e così fu fatto. E tennero la via larga da San Firenze, e dietro da Santo Piero Scheraggio, e da San Romeo alla porta vecchia de' Buoi, e quella fatta aprire, il conte con tutta sua cavalleria n'uscì, e tenne su per li fossi dietro a Sa·Jacopo, e dalla piazza di Santa Croce, ch'allora nonn avea case, e per lo borgo di Pinti; e in quello fu loro gittato de' sassi; e volsonsi per Cafaggio, e la sera se n'andarono in Prato; e ciò fu il dì di santo Martino, a dì XI di novembre, gli anni di Cristo MCCLXVI.
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