XV
Come il popolo rimise i Guelfi in Firenze, e come poi ne cacciarono i Ghibellini.
Giunto in Prato il conte Guido Novello con tutta sua cavalleria e con molti caporali ghibellini di Firenze, furono ravisati ch'egli aveano fatta gran follia a partirsi della città di Firenze sanza colpo di spada od essere cacciati; e parve loro avere mal fatto, e presono per consiglio di tornare a Firenze la mattina vegnente, e così feciono; e giunsono tutti armati e schierati in su l'ora di terza a la porta del ponte alla Carraia ov'è oggi il borgo d'Ognesanti, ch'allora non v'avea case, e domandarono che fosse loro aperta la porta. Il popolo di Firenze fu ad arme, e per tema che rientrando il conte colla sua cavalleria in Firenze non volesse fare vendetta, e correre la terra, s'accordarono di non aprire, ma di difendere la terra, la quale era molto forte di mura e di fossi pieni d'acqua alle cerchie seconde. E volendosi strignere alla porta, furono saettati e fediti; e dimorati infino dopo nona, né per lusinghe né per minacce non poterono tornare dentro. Si tornarono tristi e scornati a Prato, e tornando per cruccio diedono battaglia al castello di Capalle, e no·ll'ebbono. E venuti in Prato, ebbono tra·lloro di molti ripitii; ma dopo cosa male consigliata e peggio fatta invano è il pentere. I Fiorentini rimasi riformarono la terra, e mandarono fuori le dette due podestadi frati godenti di Bologna, e mandarono ad Orbivieto per aiuto di gente, e per podestà e capitano; i quali Orbitani mandarono C cavalieri alla guardia della terra: e messer Ormanno Monaldeschi fu podestà, e un altro gentile uomo d'Orbivieto ne fu capitano del popolo.
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