Lo re medesimo sentendo ciò, n'entròe in tanta gelosia, che di notte tempore si partì con pochi dell'oste in sua compagnia, e venne all'Aquila la notte medesima, e faccendo domandare le guardie delle porte per cui si tenea la terra, rispuosono: "Per lo re Carlo"; il quale entrato dentro sanza ismontare de' cavagli, amonitigli di buona guardia, incontanente tornò all'oste, e fuvi la mattina a buona ora, e per l'affanno dell'andare e tornare la notte lo re Carlo dall'Aquila si posava e dormiva.
XXVII
Come Curradino e sua gente furono sconfitti dal re Carlo.
Curradino e sua oste avendo vana speranza che l'Aquila fosse ribellata al re Carlo, con grande vigore e grida, fatte le sue schiere, si strinse a valicare il passo del fiume per combattere col re Carlo. Lo re Carlo, con tutto si posasse, come detto avemo, sentendo il romore de' nimici, e com'erano inn-arme per venire a la battaglia, incontanente fece armare e schierare sua gente per l'ordine e modo che dinanzi facemmo menzione. E stando la schiera de' Provenzali, la quale guidava messer Arrigo di Consancia, alla guardia del ponte, contastando a don Arrigo di Spagna e a sua gente il passo, gli Spagnuoli si misono a passare il guado della riviera ch'era assai piccolo, e incominciarono a inchiudere la schiera de' Provenzali, che difendeano il ponte. Curradino e l'altra sua oste veggendo passati gli Spagnuoli, si mise a passare il fiume, e con grande furore assaliro la gente del re Carlo, e in poca d'ora ebbono barattati e sconfitti la schiera de' Provenzali; e 'l detto messer Arrigo di Consancia colle 'nsegne del re Carlo abattute, e egli morto e tagliato; credendosi don Arrigo e' Tedeschi avere la persona del re Carlo, perché vestiva le sopransegne reali, tutti gli s'agreggiarono adosso.
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