E quando Curradino s'avide che·lla fortuna della battaglia gli era incontro, e per consiglio de' suoi maggiori baroni, si mise alla fugga egli, e 'l dogi d'Osteric, e il conte Calvagno, e il conte Gualferano, e 'l conte Gherardo da Pisa, e più altri. Messere Alardo di Valleri veggendo fuggire i nimici, con grandi grida dice e pregava lo re e' capitani della schiera non si partissono né seguissono caccia de nimici né altra preda, temendo che·lla gente di Curradino non si ranodasse, o niuno aguato uscisse fuori, ma stessono fermi e schierati in sul campo; e così fu fatto. E venne bene a bisogno, che don Arrigo
co' suoi Spagnoli e altri Tedeschi i quali aveano seguita la caccia de' Provenzali e Italiani, i quali aveano prima sconfitti per una valle, e non aveano veduta la battaglia del re Carlo e la sconfitta di Curradino, alla ricolta che fece di sua gente, e ritornando al campo, veggendo la schiera del re Carlo, credette che fosse Curradino e sua gente; sì scese il colle dov'era ricolto per venire a' suoi, e quando si venne appressando conobbe le 'nsegne de' nimici, e come ingannato si tenne confuso; ma com'era valente signore, si strinse a schiera, e serrò colla sua gente per tale modo che 'l re Carlo e' suoi, i quali per l'afanno della battaglia erano travagliati, non s'ardirono di fedire alla schiera di don Arrigo, e per non recare in giuoco vinto a partito stavano aringati l'una schiera appetto a l'altra buona pezza. Il buono messer Alardo veggendo ciò, disse al re che bisognava di fargli dipartire da schiera per rompergli: lo re gli commise facesse a suo senno.
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