E fece il papa legato per andare in Cicilia a trattare l'accordo, e con molte lettere e processi, messer Gherardo da Parma cardinale, uomo di gran senno e bontà, il quale si partì di corte col re Carlo insieme, e andarne in Puglia. Per simile modo si pianse lo re Carlo per lettere e ambasciadori al re di Francia suo nipote, e mandò a Carlo suo figliuolo prenze di Salerno, ch'era in Proenza, che 'ncontanente dovesse andare in Francia al re, e al conte d'Artese, e agli altri baroni a pregargli che 'l dovessono aiutare. Il quale prenze dal re di Francia fu ricevuto graziosamente, dogliendosi lo re co·llui della perdita del re Carlo, dicendo: "Io temo forte che questa ribellazione di Cicilia non sia fatta a sommossa del re d'Araona, però che quand'egli facea sua armata, e ch'io gli prestai libbre XLm di tornesi, e mandalo pregando mi facesse assapere ove e in che parte dovesse andare, nol mi volle manifestare; ma non port'io mai corona, s'egli avrà fatta questa tradigione alla casa di Francia, s'io non ne fo alta vendetta". E ciò attenne bene, ch'assai ne fece innanzi, sì ch'egli ne morì con molta di sua baronia, come innanzi a·lluogo e a tempo ne faremo menzione. E di presente disse lo re al prenze, che ne tornasse in Puglia, e appresso di lui mandò il conte di Lanzone della casa di Francia con più altri conti e baroni e grande cavalleria alle spese del re di Francia per aiuto del re Carlo.
LXIII
Come quegli di Palermo e gli altri Ciciliani mandarono a papa Martino loro ambasciadori.
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