Ma sappiendolo il re Carlo, fece suonare le trombe alla ritratta, e disse che non volea guastare sua villa, onde avea grande rendita, né uccidere i fantini, ch'erano innocenti, ma che la voleva per affanno d'edificii, e per assedio aseccargli di vivanda, vincere. Ma non fece ragione di quello che potea avenire nel lungo assedio, e bene gli avenne. Ma al fallo della guerra incontanente v'è la disciplina e penitenzia apparecchiata. Per lo detto modo stette lo re con sua oste intorno a Messina da due mesi, e dando la sua gente alcuna battaglia dalla parte ove nonn-era murata, i Missinesi colle loro donne, le migliori e maggiori della terra, e con loro figliuoli piccioli e grandi, subitamente in tre dì feciono il detto muro, e ripararono francamente agli asalti de' Franceschi. E allora si fece una canzonetta che disse:
Deh, com'egli è gran pietadeDelle donne di Messina,
Veggendole scapigliatePortando pietre e calcina.
Iddio gli dea briga e travaglia,
A chi Messina vuole guastare etc.
Lasceremo alquanto dell'asedio di Messina, e diremo quello che fece Piero d'Araona con sua armata.
LXIX
Come lo re Piero d'Araona si partì di Catalogna e venne in Cicilia, e come fu fatto e coronato re da' Ciciliani.
Nel detto anno MCCLXXXII, del mese di luglio, lo re Piero d'Araona colla sua armata si partì di Catalogna, e furono L galee e con VIIIc cavalieri e altri legni di carico assai, della quale armata fece suo amiraglio uno valente cavaliere di Calavra, ribello del re Carlo, il quale avea nome messer Ruggieri di Loria, e arrivò in Barberia nel reame di Tunisi, e a la infinta si puose ad assedio ad una terra che·ssi chiamava Ancalle per attendere novelle di Cicilia, e a quella diede alcuna battaglia, e stettonvi XV giorni.
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