Come al re d'Aragona furono per gli suoi ambasciadori apresentate le dette lettere, e disposta l'ambasciata e risposta del re Carlo, incontanente fu a consiglio per prendere partito di quello ch'avesse a·ffare. Allora si levò messer Gianni di Procita, e disse: "Signore nostro, com'io t'ho detto altra volta, per Dio, manda l'amiraglio tosto colle tue galee a la bocca del Fare, e fa' prendere il navilio che porta la vivanda all'oste, e avrai vinta la guerra; e se il re Carlo si mette a stare, rimarrà preso e morto con tutta sua gente". Il consiglio di messer Gianni fu preso, e messer Ruggieri di Loria amiraglio, uomo di grande ardire e valore, e il più bene aventuroso in battaglie in terra e in mare che fosse mai di suo essere, come innanzi faremo menzione in più parti, s'apparecchiò con LX galee sottili armate di Catalani e Ciciliani. Queste cose sentì una spia di messer Aringhino da Mare di Genova amiraglio del re Carlo, e incontanente con una saettia armata venne a Messina, e anunziò al detto amiraglio la venuta dell'armata del re d'Araona. Incontanente messer Aringhino fu al re Carlo e al suo consiglio, e disse: "Per Dio, sanza indugio pensiamo di passare colla nostra gente in Calavra, ch'i' ho novelle vere come l'amiraglio del re d'Araona viene qua di presente con sue galee armate; e io nonn-ho galee armate da battaglia, ma legni di mestieri, e disarmati; se non ci partiano, egli prenderà e arderà tutto nostro navilio sanza nullo riparo, e tu re con tutta tua gente perirai per difalta di vittuaglia; e ciò fia intra tre giorni, secondo m'aporta la mia vera spia: e però non si vuole punto di dimoro, però che ancora ci viene adosso il verno, e in Calavra nonn-ha porti vernerecci, tutti i legni con tua gente potrebbono perire a le piagge, s'avessono uno tempo contrario".
| |
Aragona Carlo Gianni Procita Dio Fare Carlo Gianni Ruggieri Loria Catalani Ciciliani Aringhino Mare Genova Carlo Messina Araona Aringhino Carlo Dio Calavra Araona Calavra
|