Quelli ch'entrarono dentro, credendosi avere la terra, aveano fatta la ruberia e prese le case; come ordinato fu per lo conte da Montefeltro, fu alla maggiore parte di loro tolti i freni e·lle selle de' cavagli da' cittadini; e incontanente il detto conte con parte di sua gente da una delle porte rientrò in Forlì e corse la terra, e parte di sua cavalleria e genti a piè lasciò sotto la quercia schierati, com'era l'ordine e postura de' Franceschi. Messer Gianni d'Epa e' suoi veggendosi così guidati, credendosi avere vinta la terra, si tennero morti e traditi, e chi potéo ricoverare a suo cavallo si fuggì della terra, e andonne all'albero di fuori credendovi trovare la loro gente; e là andando, erano da' loro nimici o presi o morti, e simile quegli ch'erano rimasi nella terra, onde i Franceschi e la gente della Chiesa ricevettono grande sconfitta e dannaggio, e morirvi molti buoni cavalieri franceschi e de' Latini caporali, intra gli altri il conte Taddeo da Montefeltro cugino del conte Guido, il quale per quistioni de' suoi eretaggi tenea colla Chiesa contro al detto conte Guido; e morivvi Tribaldello de' Manfredi ch'avea tradita Faenza, e più altri; ma il conte di Romagna, messer Gianni d'Epa, pure scampò con certi della detta sconfitta, e tornossi in Faenza.
LXXXII
Come Forlì s'arrendé alla Chiesa, e fu accordo in Romagna.
Come papa Martino seppe la detta sconfitta di Forlì, sì mandò al conte di Romagna gente assai a cavallo e a piè al soldo della Chiesa, faccendo guerra a Forlì; e in questa istanzia, a mezzo marzo vegnente MCCLXXXII, il detto conte ebbe per tradimento la città di Cervia in Romagna, per XVIm fiorini d'oro che se ne spesono per la Chiesa.
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