Per la qual cosa per trattato d'accordo quegli di Forlì s'arrenderono alla Chiesa del mese di maggio MCCLXXXIII a patti, salvi l'avere e le persone, mandandone fuori il conte Guido da Montefeltro, e disfaccendosi le fortezze della terra; e quasi tutta Romagna fu all'ubidienza della Chiesa. E poi il detto conte da Montefeltro con sue masnade partito da Forlì, si ridusse nel castello di Meldola, faccendo grande guerra; per la qual cosa il conte di Romagna con tutte le masnade della Chiesa v'andò ad oste del mese di luglio, e stettervi V mesi, e no·lla potero avere. In quella stanzia dell'asedio di Meldola venne fatta a messer Gianni d'Epa una presta e notabile cavalleria, ch'egli avea in usanza ogni giorno in sulla terza, egli con poca compagnia e quasi disarmato, andava intorno al castello proveggendo; uno valente uomo uscito di Firenze, il quale era dentro, ch'avea nome Baldo da Montespertoli, sì pensò d'uccidere messer Gianni d'Epa, e armossi di tutte armi a cavallo, e a corsa coll'elmo in capo e colla lancia abassata si mosse per fedire messer Gianni, il quale s'avide della venuta del cavaliere, ma però non si mosse, ma attese; e come s'apressò, diede del bastone che portava in mano nella lancia del giostratore e levollasi da dosso, e passando oltre, il prese a braccia, e levollo della sella del cavallo in terra, e di sua mano col suo spuntone l'uccise; e così quegli che credea uccidere, da colui medesimo fu morto. Lasceremo de' fatti di Romagna, e direno d'altre novitadi che furono per l'universo mondo ne' detti tempi, che nel detto anno ne furono assai.
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