I Pisani sentendo ciò, a grido e a romore entrarono in galee, chi a Porto Pisano, e la podestà, e il loro amiraglio, e tutta la buona gente montarono in galee tra' due ponti di Pisa in Arno. E levando il loro istendale con grande festa, e essendo l'arcivescovo di Pisa in sul ponte parato con tutta la chericia per fare all'armata la sua benedizione, la mela e la croce ch'era in su l'antenna dello stendale cadde; onde per molti savi si recòe per mala agura del futuro danno. Ma però non lasciarono, ma con grande orgoglio, gridando: "Battaglia, battaglia!", uscirono della foce d'Arno, e accozzarsi colle galee del porto, e furono da LXXX tra galee e legni armati; e' Genovesi colla loro armata aspettando in alto mare, s'affrontarono alla battaglia co' Pisani all'isoletta, overo scoglio, il quale è sopra Porto Pisano, che si chiama la Meloria, e ivi fu grande e aspra battaglia, e morìvi molta buona gente d'una parte e d'altra di fedite, e d'anegati in mare. Alla fine, come piacque a·dDio, i Genovesi furono vincitori, e' Pisani furono sconfitti, e ricevettono infinito dammaggio di perdita di buone genti, che morti e che presi, bene XVIm uomini, e rimasono prese XL galee de' Pisani, sanza l'altre galee rotte e profondate in mare; le quali galee co' pregioni menarono in Genova, e sanza altra pompa, se non di fare dire messe e processioni rendendo grazie a·dDio; onde furono molto commendati. In Pisa ebbe grande dolore e pianto, che non v'ebbe casa né famiglia che non vi rimanessero più uomini o morti o presi; e d'allora innanzi Pisa non ricoverò mai suo stato né podere.
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