, incontanente si partì da Gaeta e giunse in Napoli a dì VIII di giugno; e come fu sopra Napoli non volle ismontare nel porto, ma di sopra al Carmino, con intendimento di fare mettere fuoco nella città e arderla, per lo fallo che' Napoletani aveano fatto di levare a romore la terra contro al re. Ma messer Gherardo da Parma legato cardinale con certi buoni uomini di Napoli gli vennero incontro per domandargli perdono e misericordia, dicendo:
Furono folli". Lo re riprese: "I savi come ciò aveano sofferto a' folli?". Ma per gli prieghi del legato, fatta fare giustizia di farne impiccare più di CL, sì perdonò alla cittade, e riformata la terra, si fece lo re compiere d'armare colle galee, ch'egli avea menate infino in LXXV galee, e partissi di Napoli a dì XXIII di giugno; l'armata mandò verso Messina, e il re Carlo n'andò per terra a Brandizio per accozzare l'armata ch'avea fatta apparecchiare in Puglia con quella di Principato per andare in Cicilia. E di Brandizio si partì lo re coll'altra armata a dì VII di luglio del detto anno, e acozzossi coll'armata di Principato a Controne in Calavra, e furono CX tra galee e uscieri armati, e con cavalieri, con molti altri legni grossi e sottili di carico. In questa stanzia avea in Cicilia due legati cardinali, messer Gherardo da Parma e messer..., i quali aveva mandati il papa a trattare pace, e per riavere il prenze Carlo; e stando il detto stuolo in bistento in attendere novelle de' detti legati, come avessero adoperato, i quali maestrevolemente dal re d'Araona furono tenuti in parole sanza potere fare nullo accordo acciò che 'l detto stuolo non ponesse in Cicilia, sì·ssi trovò la detta armata del re Carlo male proveduta, e con difalta di vittuaglia.
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