E andarono in quella oste due de' priori di Firenze a provedere; e' Sanesi vennero per comune molto isforzatamente, popolo e cavalieri, dopo la sconfitta fatta, per racquistare loro terre prese per gli Aretini; e ebbono Licignano d'Arezzo e Chiusura di Valdichiane a patti. E stando la detta oste de' Fiorentini ad Arezzo, in sul vescovado vecchio, per XX dì, la guastarono tutta intorno, e fecionvi correre il palio per la festa di san Giovanni, e rizzarvisi più dificii, e manganarvisi asini colla mitra in capo, per dispetto e rimproccio del loro vescovo; e ordinarvisi molte torri di legname e altri ingegni per combattere la terra, e dandovisi aspra battaglia, grande pezza dello steccato, che non v'avea allora altro muro da quella parte, fu arso e abbattuto; e se i capitani dell'oste avessono ben fatto pugnare a' combattitori, per forza s'avea la terra, ma quando doveano combattere, feciono sonare la ritratta, onde furono abominati, che ciò fu fatto per guadagneria; per la qual cosa il popolo e' combattitori amollati si ritrassono da' badalucchi e dalle guardie; onde la notte vegnente quegli d'Arezzo uscirono fuori, e misero fuoco in più torri di legname, e arsolle con molti altri dificii. E ciò fatto, i Fiorentini perduta la speranza d'avere la terra per battaglia, per lo migliore si partì l'oste, lasciando fornite le sopradette castella forti, perché guerreggiassono al continuo la terra; e tornò l'oste in Firenze a dì XXIII di luglio con grande allegrezza e triunfo, andando loro incontro il chericato a processione, e' gentili uomini armeggiando, e 'l popolo colle insegne e gonfaloni di ciascuna arte con sua compagnia, e recossi palio di drappo ad oro sopra capo di messer Amerigo di Nerbona, portato sopra bigordi per più cavalieri, e simile sopra messer Ugolino de' Rossi da Parma, ch'allora era podestà di Firenze.
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