LVIII
Come lo re di Francia rifece sua oste, e con tutto suo podere venne sopra i Fiaminghi; e tornossi in Francia con poco onore.
Dopo la detta sconfitta di Coltrai incontanente s'arrendero a messer Guido di Fiandra quegli di Guanto, e que' di Lilla, e Doai, e Cassella, sì che non rimase terra né villa piccola né grande in Fiandra, che non tornasse a le comandamenta di messer Guido; e per la detta vittoria la Comuna d'ogni terra di Fiandra presono ardire e signoria, e cacciarne i loro grandi borgesi, perché amavano i Franceschi; e non tanto in Fiandra, simile avenne in Brabante, e in Analdo, e in tutte loro circustanzie, per lo favore della Comuna di Fiandra. Come in Francia fue la dolorosa novella della detta sconfitta, nonn-è da domandare se v'ebbe dolore e lamento, che non v'ebbe villa, castello, maniero, o signoraggio, che per gli cavalieri e scudieri che rimasono morti a Coltrai non v'avesse dame e damigelle vedove. Lo re di Francia, passato il dolore, fece come valente signore, che incontanente fece bandire oste generale per tutto il reame; e per fornire sua guerra sì fece falsificare le sue monete; e la buona moneta del tornese grosso, ch'era a XI once e mezzo di fine, tanto il fece peggiorare, che tornò quasi a metade, e simile la moneta prima; e così quelle dell'oro, che di XXIII e mezzo carati le recò a men di XX, faccendole correre per più assai che non valeano: onde il re avanzava ogni dì libbre VIm di parigini e più, ma guastò e disertò il paese, che la sua moneta non tornò a la valuta del terzo.
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