E in questa richesta e citazione di tanti caporali di Firenze il cardinale da Prato sagacemente si pensò uno grande tradimento contro a' Fiorentini, che incontanente scrisse per sue lettere a Pisa, e a Bologna, e in Romagna, ad Arezzo, a Pistoia, e a tutti i caporali di parte ghibellina e bianca di Toscana e di Romagna, che si dovessono congregare con tutte le loro forze e degli amici a piè e a cavallo, e in uno dì nomato venire con armata mano a la città di Firenze, e prendere la terra, e cacciarne i Neri e coloro ch'erano stati contro a·llui, e che ciò era di coscienza e volontà del papa (la qual cosa era grande bugia e falsità, che 'l papa di ciò non seppe niente), confortando ciascuno che venissono securamente, perché la città era fiebole e aperta da più parti, e che per sua industria n'avea tratti, e fatti citare a corte tutti i caporali di parte nera, e dentro avea gran parte che risponderebbono loro, e darebbono la terra, e che facessono la loro raunata e venuta segreta, e tosto. I quali avute queste lettere furono molto allegri, e confortandosi del favore del papa, ciascuno a suo podere si guernì, e mosse a venire verso Firenze a la giornata ordinata. E prima due dì, per la grande volontade, tutta l'altra ragunata de' Bianchi e Ghibellini vennero verso Firenze per modo sì segreto che furono a la Lastra sopra Montughi in quantità di MVIc cavalieri e di VIIIIm pedoni innanzi che in Firenze si credesse per la più gente, però ch'egli non lasciavano venire a·fFirenze niuno messo che ciò anunziasse; e se fossono scesi a la città il dì dinanzi, sanza dubbio aveano la terra, però che non v'avea nulla provedenza, né guernigione d'arme né difesa.
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