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      Non ebbe luogo né per prieghi né per minacce. Quelli de la loro schiera grossa del Cafaggio, avuta la novella da la Lastra, come i Bolognesi s'erano partiti in rotta, come piacque a·dDio, incontanente impauriro, e per lo disagio di stare infino dopo nona a schiera a la fersa del sole, e gran caldo ch'era, e non aveano acqua a sofficienza per loro e per loro cavalli, cominciarono a partirsi e andare via in fugga, gittando l'armi sanza asalto o caccia di cittadini, che quasi e' non uscirono loro dietro, se non certi masnadieri di volontà; onde molti de' nimici ne morirono per ferri e per traffelare, e rubati l'arme e' cavalli, e certi presi furono impiccati nella piazza di San Gallo, e per la via in su gli alberi. Ma di certo si disse che con tutta la partita de' Bolognesi, e fossono stati fermi insino a la venuta di messer Tosolato, che 'l poteano sicuramente fare per lo piccolo podere de' cavalieri difenditori ch'avea in Firenze, ancora avrebbono vinta la terra. Ma parve opera e volontà di Dio, e che fossono amaliati, perché la nostra città di Firenze non fosse al tutto diserta, rubata, e guasta. Questa non proveduta vittoria e scampamento della città di Firenze fue il dì di santa Margherita, a dì XX del mese di luglio, gli anni di Cristo MCCCIIII. Avenne fatta sì stesa memoria, perché a·cciò fummo presenti, e per lo grande rischio e pericolo di che Dio iscampò la città di Firenze, e perché i nostri discendenti ne prendano esemplo e guardia.
     
      LXXIII
     
     
      Come gli Aretini ripresono il castello di Laterino, che 'l teneano i Fiorentini.


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Nuova cronica
Tomo Secondo
di Giovanni Villani
pagine 616

   





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