In buono messer Guiglielmo di Giulleri con que' di Bruggia e del Franco se n'andarono diritto al padiglione e logge del re di Francia con sì gran furia, uccidendo chiunque si parava loro innanzi, sì che non ebbono quasi nullo contrasto; sì furono al padiglione del re, trovando gli arosti e la vivanda della cena de' Franceschi a fuoco, e quelle tutte rubaro e mangiarono, e andando cercando la persona del re, il trovarono isproveduto e quasi disarmato, a piè, che indosso non avea arme, se non uno ghiazzerino; e perché nol trovarono coll'armi reali indosso, nol conobbono, che di certo morto l'avrebbono, che n'aveano il podere, e avrebbono finita la loro guerra, se Idio l'avesse asentito; e pur così sconosciuto, ebbe lo re troppo affare a montare a cavallo; e furongli morti a' piè parecchi grandi borgesi di Parigi, ch'aveano l'uficio di metterlo a cavallo. Ma come fu montato, cominciò a sgridare i suoi e dare loro conforto, e di suo corpo fare maraviglie d'arme, come quegli ch'era forte, e di fazzione di corpo il meglio fornito che nullo Cristiano che al suo tempo vivesse; sicché in poca d'ora ebbe sì riscosso da' nemici, e messigli in volta, e ricoverato il campo. E messer Carlo suo fratello e gli altri baroni che co·lloro schiere de' cavalieri fuggieno, sentendo che il re con sua schiera tenea campo, tornaro adietro e ingrossaro la battaglia del re, e fu sì possente, che mise in rotta e in isconfitta i Fiamminghi. E in quella punga rimase morto il buono messer Guiglielmo di Giulieri con più cavalieri, e baroni, e buoni borgesi ch'erano co·llui, ma non sanza grande dammaggio de' Franceschi, e che in quello assalto morìo il conte d'Alzurro, e 'l conte di Sansurro, e messer Gianni figliuolo del duca di Borgogna, e più altri baroni e cavalieri in quantità di MD e più, e di Fiaminghi vi rimasono morti più di VIm, e lasciaro tutto il loro carrino e arnese; e durò l'aspra battaglia infino a la notte con torchi accesi.
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