I Fiorentini e più altre città non gli lasciarono entrare in loro terre, ma gli scacciavano dicendo ch'era male segnale nella terra ove intrassero. E nel detto tempo, a di XII di maggio, il re di Francia fece a Parigi ardere il maestro del Tempio con LIIII suoi frieri de' maggiori de la magione, opponendo loro resia; ma i più dissono che fu loro fatto torto per occupare le loro possesioni, e a la loro morte riconoscendosi e confessandosi buoni Cristiani.
LIBRO DECIMO
I
Qui comincia il libro X: come Arrigo conte di Luzzimborgo fu fatto imperadore.
Arrigo conte di Luzzimborgo imperiò anni IIII, mesi VII e dì XVIII, da la prima corona infino a la sua fine. Questi fue savio e giusto e grazioso, prode e sicuro in arme, onesto e cattolico; e di piccolo stato che fosse per suo lignaggio, fue di magnanimo cuore, temuto e ridottato; e se fosse vivuto più lungamente avrebbe fatte grandissime cose. Questi fu eletto a imperadore per lo modo scritto addietro, e incontanente ch'ebbe la confermazione dal papa si fece coronare in Alamagna a re; e poi tutte le discordie de' baroni de la Magna pacificò, con sollecito intendimento di venire a Roma per la corona imperiale, e per pacificare Italia de le diverse discordie e guerre che v'erano, e poi di seguire il passaggio oltremare in racquistare la Terrasanta, se Dio gliel'avesse conceduto. Questi stando in Alamagna per pacificare i baroni, e fornirsi di moneta e di gente per passare i monti, Vincislao re di Boemmia morì, del quale non rimase nulla reda maschio, se non due figliuole; l'una già moglie del dogio di Chiarentana, l'altra per consiglio de' suoi baroni diè per moglie a Giovanni suo figliuolo, e lui ne coronò re di Boemmia, e lasciollo in suo luogo in Alamagna.
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