Sentendo ciò i Fiorentini, ordinaro di mandargli una ricca ambasceria, e simigliante i Lucchesi, e' Sanesi, e l'altre terre della lega di Toscana; e già erano eletti gli ambasciadori, e levati i panni per le robe per loro vestire onoratamente. Per certi grandi Guelfi di Firenze si sturbò l'andata, temendo che sotto inganno di pace lo 'mperadore non rimettesse gli usciti ghibellini in Firenze e gli ne facesse signori; e in questo si prese il sospetto, e appresso lo sdegno, onde seguì grande pericolo a tutta Italia, che essendo gli ambasciadori di Roma e que' di Pisa e dell'altre città a Losanna in Savoia, lo 'mperadore domandò perché non v'erano que' di Firenze; per gli ambasciadori degli usciti di Firenze fu risposto al signore ch'egli aveano sospetto di lui. Allora disse lo 'mperadore: "Male hanno fatto, che nostro intendimento era di volere i Fiorentini tutti, e non partiti, a buoni fedeli, e di quella città fare nostra camera e la migliore di nostro imperio". E di certo si seppe da gente ch'erano appresso di lui ch'elli era infino allora con puro animo in mantenere quegli che reggeano Firenze in loro stato, e gli usciti n'aveano grande paura; che d'allora innanzi per questo isdegno e per mala informazione de' suoi ambasciadori venuti a·fFirenze, e de' Ghibellini, e Pisani, s'apprese al contradio. Per la qual cosa, l'agosto presente, i Fiorentini entrati in sospetto feciono M cavalieri cittadini di cavallate, e si cominciarono a guernire di soldati e di moneta, e a fare lega col re Ruberto e con più città di Toscana e di Lombardia, per isturbare la venuta e coronazione dello imperadore; e' Pisani acciò che passasse, sì mandarono LXm fiorini d'oro, e altrettanti gli promisono quando fosse in Pisa; e con questo aiuto si mosse da Losanna, ché da·ssé non era ricco signore di moneta.
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